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«un concerto, uno show, una confessione, un’autobiografia pudica e sfacciata di tre anime che canteranno e parleranno di loro, ma naturalmente anche di voi e lo faranno, appunto, “senza dire niente”.»
Prosegue, al Teatro Arciliuto giovedì 12 maggio, il viaggio di “Senza dire niente”, con il cantautore Roberto Kunstler, il giornalista Giuseppe De Grassi e il violinista Andrea Libero Cito al violino, che prende il nome dal disco di prossima uscita per La Stanza Nascosta Records.
“Così se è vero che la vita è altrove la verità non sta nelle parole” canta Roberto Kunstler in “Senza dire niente”, ballata country –rock di sapore dylaniano. Aveva ragione Hofmannsthal, le parole non sono di questo mondo ed è la vita a dire se stessa, parlando mediante i fenomeni. Kunstler opera, però un superamento dello struggimento hofmannsthaliano davanti all’incapacità delle poesie e delle note di attingere alla autenticità dell’essere e accetta la sfida rimbaudiana della ricerca di una lingua universale scevra da costrizioni logico-sintattiche, capace di recuperare il suo ruolo evocativo e demiurgico. I versi di Kunstler si fanno epifania del sacro, superando la difficoltà ontologica dell’interazione con le parole. Quando le parole “diventano di pietra” come i borghesi pasoliniani, gusci inerti posseduti dall’ospite e svuotati di qualsiasi intenzionalità, la poesia travalica la destrutturazione alienante del linguaggio rivelando una pienezza semantica inattesa, “così facendo ti dirò ogni cosa sulla filosofia della mia rosa”, in quella che sembra essere una voluta citazione alla “disperata vitalità” della pasoliniana “Poesia in forma di Rosa”!
“Senza dire niente” si snoda tra suggestioni bibliche, relativismo gnoseologico e patteggiamenti con la vita (“il buono gioca a scacchi col cattivo, la sera poi si stringono la mano”), rivendicando una dimensione di infinitezza attraverso il tempo.
Roberto Kunstler si riconferma, chatwinianamente, poeta maudit dell’erranza, il suo è un nomadismo costituzionale come quello di Hemingway, di Melville, di Gogol, è un nomadismo da viaggiatore, da rivoluzionario, da outsider, che ha capito che la vera meta risiede proprio nell’“Anatomie de l’errance”, in un transitare perpetuo che non conosce, volutamente, punto d’approdo. (Claudia Erba)”
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Ore 20,00 Aperitivo Cena facoltativo
(Drink Euro 10,00), Si consiglia la prenotazione
Ore 21,00 Concerto nella Sala Teatro
Ingresso Intero Euro 12,00 – Ridotto Euro 10,00 ( il ridotto è riservato alle persone iscritte alla mailing list del teatro)
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