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Un giardino con siepi e prati ben potati,
con aiuole di rose, primule, viole e girasoli.
Un giardino pubblico, dove chiunque potesse andare
a respirare una boccata di aria buona (…).
da “Il Pane del Girasole”, di Enzo Samaritani.
Nell’ottobre del 1966, un poeta di origine napoletana stava cercando un luogo a Roma dove coltivare serenamente la sua arte e mettere finalmente radici, dopo tanto viaggiare in giro per il mondo. Fu così che ebbe la fortuna di imbattersi nel locali di Palazzo Chovenda da sempre noti nel quartiere come “studiolo d’artista” e nei quali sono nati gli spazi che custodiscono le memorie di un poeta che è divenuto moderno cantastorie e mecenate di cultura.
Leggenda vuole che il palazzo fosse la residenza romana dei signori di Montevecchio, originari di Urbino, e quindi la prima dimora di Raffaello nella città dei papi quando l’artista urbinate, ancora giovanissimo ma già celebre, lasciò la città natale per mettere la sua arte al servizio di Papa Giulio II. Tesi suggestiva che sembrerebbe confermata da un particolare: i locali situati a pianoterra di Palazzo Chiovenda, affacciati sulla piazza di Montevecchio e illuminati internamente da una chiostrina, presentano effettivamente un piccolo affresco a lunetta raffigurante una Madonna con Bambino che certamente è di scuola raffaelliana.
Quegli stessi locali, oggi sono il Salotto Musicale del Teatro Arciliuto di Piazza di Montevecchio.
Piazza di Montevecchio non deve affatto il suo nome al casato dei Conti di Montevecchio, i quali con ogni probabilità non vi hanno mai messo piede. Il “monte” di cui si parla è in realtà il Monte di Pietà, istituito da Papa Sisto V nel rione Ponte e in seguito trasferito altrove.
Quando, nel 1752, per volere di Clemente VIII la pia istituzione venne spostata nei pressi del ponte gianicolense, la piazzetta che delimitava il luogo dove sorgeva l’antico Monte divenne per tutti “piazza del Monte vecchio”, da cui Montevecchio.
Sebbene non sia mai stato abitato dai Conti di Montevecchio e difficilmente abbia ospitato lo studiolo di Raffaello, il palazzo disegnato dal Peruzzi ha conosciuto nel corso dei secoli numerosi proprietari ed è passato di mano in mano, in una successione di epoche e mode diverse e di diversi signori che di volta in volta hanno vissuto all’interno delle sue mura. L’ultima casata, i Chiovenda, alienò il palazzo nella prima metà del ‘900. Da allora la proprietà fu frazionata, i locali interni destinati alle utilizzazioni più disparate. Le delicate colonne romane e l’affresco della Madonna con Bambino furono muti testimoni prima di una gelateria, poi di un laboratorio di falegnameria.
Tutto questo fino al 1966.
Il Teatro Arciliuto è stato inaugurato l’11 novembre 1967. Da allora, Enzo Samaritani porta avanti la sua ricerca dedicata alla bellezza, insieme a un’appassionata campagna in difesa delle lingue e dei dialetti.
… continua…
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